B&B: BARUCHELLO E BALESTRINI


Gianfranco Baruchello in un’istantanea del1974 scattata da Arturo Schwarz 

Verso la metà degli anni settanta, Nanni Balestrini aveva scelto un emblema aereo quale propria allegorica controfigura poetica: la signorina Richmond, androgino e astratto autotravestimento, questa musa è ironica e critica nell'incarnare insieme la Poesia e la Rivoluzione. La descrizione superficiale della signorina Richmond è quella di un piccolo gioiello alato di screziata bellezza iridescente, che si riveste di tutti i colori: «sta quasi sempre nascosta e vola raramente / data la sua natura timida e solitaria / spicca per la bellezza dei colori delle sue piume / il suo petto candido e immacolato // attraversato da una striscia color smeraldo / splendente con ciuffi di piccole piume / verde metallico che si aprono / come un ventaglio brillante». 

                   

Balestrini s’ispira alle figure inscatolate di Gianfranco Baruchello di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita avvenuta a Livorno nell'ambito di una famiglia che aveva un'industria chimica. Quelle figure erano state esposte tra il marzo e l'aprile del 1975 alla Galleria Schwarz di Milano che ha pubblicato per l'occasione un catalogo comprendente una sorta di lungo poemetto politico intitolato Inchiesta dello stesso Balestrini, dove il poeta utilizza alcune sezioni propriamente ecfrastiche, riconoscibili grazie all’impiego degli stilemi classici del genere e al calco nominale di alcuni titoli delle  scatole esposte. Va comunque sottolineato che l’adozione dell’ecfrasi per le poesie di accompagnamento alle opere di una mostra risulta minoritaria se non del tutto eccentrica rispetto al modus operandi convenzionale che caratterizza il lavoro di  Balestrini.

Gianfranco Baruchello, Epicedio per una vittima del cinismo dei figli, 1974; Nanni Balestrini, Inchiesta, 1975

E proprio Baruchello, già gravitante nell'orbita della Neoavanguardia e più precisamente in quella del Gruppo 63, nel '77 illustrerà una prima raccolta delle Ballate della signorina Richmond, pubblicata dalla Cooperativa Scrittori. Alfredo Giuliani presenta questo volume scrivendo: "la sua leggerezza didascalica e la capacità di straniamento riescono a costruire un delizioso e feroce poemetto allegorico mettendo in quartine elementi tratti da manuali di ornitologìa e gastronomia, da un saggio di Propp sul folclore fiabesco e da altre fonti. Il tutto in onore di una bella e crudele «signorina Richmond» che il lettore è invitato a spiare, cucinare, far ridere e accompagnare a spasso per la natura, ossia attraverso un paesaggio con buchi, un po' reale e un pò dipinto. Ed è inutile domandarsi se la signorina Richmond è una donna o la società capitalistica, o la poesia in persona?"

                       

Il ciclo  raccolto in altri tre libri, sino al ’92, con caustici allegati-remix del ’93 e del ’97, è integralmente pubblicato da DeriveApprodi sul secondo volume delle Opere poetiche di Balestrini dove, oltre a Le avventure della signorina Richmond, figura Blackout.

                        

E sempre più chiaro emerge, da questa rilettura a distanza, il valore di testo a fronte dove alle aeree immagini poetiche, corrispondono terrestri immagini dell’arte. Tra gli amici artisti oltre a Baruchello si va da Lucio Fontana a Piero Manzoni, da Mario Schifano a Giosetta Fioroni che gli dedicherà una poesia, ricambiando quella che nel 1965 introduceva la sua mostra romana alla celebre galleria Tartaruga di Plinio De Martiis:

"Ritratto di un poeta", di Giosetta Fioroni

Il poeta Nanni Balestrini è bello. Ha gli occhi socchiusi (sono ancora oggi come allora socchiusi) lievemente strizzati come di fronte a una eccessiva luminosità.
   Dalle palpebre filtrano circolari raggi azzurri che si allungano tra le ciglia.
   I capelli biondi e lisci sono spruzzati d’oro. La bocca è atteggiata a un perenne immobile sorriso, anzi un accenno di sorriso.
   Il volto soave, esprime un sentimento di tenero distacco, di gentile supremazia.
   I lineamenti sono composti, armonici. Una fredda mobilità anima i gesti misurati che non rivelano nulla. Un velo protegge questo nulla, la decisione del nulla, l’ironia del nulla. Ogni tanto il velo si solleva e qualcosa di molto ingegnoso, complesso, stratificato e multiplo traspare.
   Si può intravedere, ma solo intravedere, tutta l’attenzione. La furiosa, capillare attenzione di cui è dotato.
   Possiede una lente nascosta nelle pieghe, nel drappeggio. Una lente di ingrandimento. La muove da sempre, recondito. La sposta languidamente, in ispirato sonnambulismo, su molteplici forme.
   La punta su eventi minimi e grandi. Il tempo e la storia non fanno parte del gioco.

Nel 1979 Balestrini partecipa a Dix Villes, il catalogo riccamente illustrato ed edito in occasione dell'esposizione di Baruchello tenutasi presso Galérie BAMA, Parigi. I suoi testi sono indipendenti dalle  illustrazioni cartografiche dell'artista e i nomi delle città vengono recuperati come pretesti nominali per giustificare l'innesco di un divertissment verbale che gioca sull'assonanza e sulla coerenza logica con il nome assegnato dall'artista al complesso urbanistico. Non descrizione quindi a mimèsi e reinvenzione creativa che restituisce la matrice ideologica e non la superficie informativa, material, visualizzabile delle opere di Baruchello. 

G.Baruchello/Nanni Balestrini , da Dix villes (1979) 


L'ultima impresa che vede uniti  uno dei cavalieri dell’Apocalisse della post-avanguardia in Italia quale è stato Balestrini e Baruchello è una plaquette che combina tre storie con alcune illustrazioni  appositamente realizzate per questa edizione. Si intitola Girano voci del 2012 ed ha una veste grafica  raffinata: i fogli sono impressi sul solo recto, il rapporto tra testo e immagini risulta armonioso, a ogni pagina scritta corrisponde una tavola a colori.

                   

Non tutti i testi sono inediti: già nel 2003 apparve il racconto Disposta l’autopsia dell’anarchico morto dopo i violenti scontri di Pisa intorno al caso tragico di Franco Serantini, pestato a sangue dalla polizia nel 1972 durante il presidio di Lotta Continua contro il comizio del missino Beppe Niccolai, e morto due giorni dopo l’arresto, in cella, a causa delle percosse subite. Girano voci uscì su «La Repubblica» il 21 dicembre 2008: una donna è arrestata e violentata dalla polizia romana – siamo nel settembre del 1982 – perché sospettata (o colpevole?) di attività terroristica, mentre sullo sfondo corrono, in maniera asettica, le vicende del fermo di Licio Gelli, della morte di Grace Kelly e delle stragi di Sabra e Chatila. Inedito è il terzo racconto, Una pacifica manifestazione rovinata da un pugno di teppisti, dedicato alle azioni dei black blok a Roma nell’ottobre scorso. Le opere di Baruchello sono matite e collage su carta. Ritraggono mani di reclusi nei carceri del Lazio. Attorno alle foto di queste mani, la matita traccia il contorno di alcuni oggetti, di abiti, di frutti, di foglie, di insetti. A volte inquietano perché ricordano degli strumenti di passione: una tenaglia, un martello. Le mani rappresentano perlopiù azioni innocenti: mostrano, scrivono, stanno intrecciate. Sono inoffensive, sono mani incarcerate. Come incarcerati e seviziati sono i personaggi di Balestrini. Intendiamoci: non personaggi serafici e innocui, ma uomini e donne scelti per il loro ruolo politico e sociale di oppositori, anche violenti, guidati da coordinate ideologiche più o meno precise. La prosa, movimentata e rotta come lo sono gli atti di forza, procede per lasse all’interno delle quali il racconto si sovrappone alla notizia di cronaca, con la sua ripetitività, e alla voce di piazza e al referto medico. La scriptio continua ridonda e mette l’una dietro l’altra o l’una sull’altra le frasi; ma, nonostante si crei l’effetto di un tessuto scaglioso nel quale l’occhio e la lingua del lettore sembrano incespicare e incastrarsi, al fondo dell’esperimento compositivo è una forza comunicativa davvero straordinaria.

















 

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