In Argentina imbavagliano i libri!

Lo scorso anno, in occasione della nomina a Capitale mondiale del Libro, la città di Buenos Aires ha destinato uno spazio all'artista concettuale Marta Minujin affinchè  potesse realizzare il suo progetto erigendo una vera e propria Torre di Babele, che nella sua altezza di 25 metri prevedeva di ospitare oltre 30 mila volumi di differenti lingue, in armonia con il racconto biblico.








Oggi, nella stessa città e per mano dello stesso governo, questa ispirazione alla conoscenza universale attraverso lo scambio culturale ha trovato un freno che mi sembra porti con se un malcelato sentore di censura.
Il nocciolo della questione è il provvedimento ideato dal Ministro della Commercio Interno Guillermo Moreno, secondo cui da un paio di mesi l’importazione di qualunque tipo di carta stampata in Argentina è sottoposta a ferree restrizioni con una vera e propria politica doganale vessatoria e scoraggiante.
In origine la scure colpiva anche il singolo individuo che decideva di acquisire un libro in rete o abbonarsi ad un periodico estero, chiamandolo ritirale personalmente il suo acquisto presso gli uffici doganali dove oltre ai controlli di ogni tipo (persino sulla quantità di piombo contenuto nell’inchiostro usato per la stampa della pubblicazione, era richiesta una dichiarazione giurata e evidentemente una tassa più costosa del libro, del periodico o del fumetto stesso.
La querelle è stata così accesa che Moreno ha fatto una piccola marcia indietro salvando dal provvedimento i privati cittadini ma mantenendo il provvedimento su librerie, distributori e anche Biblioteche.





Di questo si è parlato e si sta parlando in questi giorni alla 38° Fiera del Libro di Buenos Aires, con una escalation di proteste che ha mandato su tutte le furie Hernan Lombardi (destra neoliberista) il ministro di Mauricio Macrì che governa la città di Buenos Aires.
L’idea su cui si basa il provvedimento di Moreno, in barba alla libera circolazione della cultura, è che chi vuole vendere in Argentina deve stampare in Argentina in modo tale da dare un impulso all’editoria nazionale con tutto l’indotto relativo. Insomma siamo a quel principio di “sobrevania”, vale a dire sovranità nazionale, che sta ispirando da tempo la politica argentina e che ha avuto anche un riflesso luminoso quando la Presidentessa ha recentemente espropriato le azioni della multinazionale spagnola colpevole di controllare senza scrupoli il gas ed il petrolio argentino.
Questo però non può in alcun modo essere un provvedimento che riguardi la cultura e la dichiarazione in merito al tema fatta dal Ministro della Cultura Jorge Coscia, mi sembrano inaccettabile: “così come esiste una sovranità economica, ne esiste anche una culturale, che consiste nel disporre di un sempre maggiore potere decisionale circa quello che va pubblicato”.
Beh! Qui, l’odore di censura mi sembra che vada aldilà del semplice sospetto ma ricordi quello dei peggiori “minculpop”.
Credo che tutti i lettori del mio blog siano insieme a me d’accordo con il Presidente della Academia Mexicana de Letras, Jaime Labastida, quando nel suo intervento fatto a Buenos Aires in merito alla nuova posizione argentina ha detto: ” … siamo contro qualunque ostacolo, chiediamo che i libri circolino con assoluta libertà… con questi impedimenti, dal punto di vista delle idee si perde più di quel che si ottiene in fatto di ricavi economici…”


E dire che lo slogan di quest'ultima edizione dell'importantissima fiera bonareense è : "un futuro con libris".


Commenti

Post più popolari