Borges e il suo doppio



Durante i primi anni post franchisti, il fiorire della democrazia ha avuto nella televisione di stato una preziosa alleata che, attraverso i suoi programmi culturali, ha riempito di contenuti l’entusiasmo per la libertà riconquistata. In due occasioni il protagonista di questi momenti virtuosi è stato Jorge Luis Borges chiamato a rilasciare altrettante lunghe interviste dal giornalista Joaquin Soler Serrano, nell’ambito della trasmissione “A fondo”. Ora queste interviste sono state per la prima volta tradotte in italiano e depositate in una pubblicazione dell’editore Mimesis sotto la curatela di Tommaso Mantegazzi.

I lettori avranno la sorpresa di trovarsi di fronte all’uomo Borges, spogliato del suo personaggio austero che è speculare alla sua sterminata erudizione enciclopedica e alla rara bellezza della sua scrittura immaginifica che lo pone indubitabilmente non solo nel ristretto Parnaso letterario del ‘900, ma anche nel mausoleo riservato ai classici.

Quindi gli inauditi prototipi letterari borgesiani, scaturiti da un modello di pensiero che fa funzionare il fantastico e la realtà secondo il principio dei vasi comunicanti, restano ai margini delle conversazioni che Serrano ha avuto il privilegio di avere con Borges nel 1976 e nel 1980 (in occasione della sua visita a Madrid per ritirare il prestigioso Premio Cervantes che gli era stato assegnato).

Si scopre quindi come la vita e il suo inevitabile troppo umano abbiano inciso sull’esperienza dell’autore, anche se nei vapori onirici della sua fantasia di scrittore, egli non ha quasi mai fatto trasparire nulla della sua vicenda, lasciandoci sempre un po’ estranei ai segreti della sua anima.

Una doppia vita quindi, dove a quella pubblica e sobria dei saperi e della letteratura collezionati con uno spirito numismatico, si è affiancata quella calata nel pragmatismo quotidiano e lontana dalle fosforescenze sognate dal suo rifugio visionario, definita da Borges come “un’interessante avventura etica”.

Il quadro che emerge può essere incorniciato dalla ambiguità in quanto, spogliato dalla lingua scritta in favore di quella orale (indicata da Borges come l’unica formata da parole efficaci), i concetti emersi nelle sue risposte non rilasciano un’immagine che possiamo osservare come nitida e definitiva.

In questo contesto cogliamo lo scrittore argentino alle prese con i suoi dubbi: ad esempio rispetto al proprio tempo ci sembra che le sue riflessioni lo trattengano in bilico tra l’osservarlo e il parteciparvi; per quel che riguarda il punto di vista politico, il convinto conservatorismo dell’età matura ha preso il posto alla giovanile simpatia per il comunismo europeo delle origini, ma contemporaneamente esprime l’apprezzamento per l’anarchismo di inclinazione spenseriana, ricondotto alla sfera degli affetti e più precisamente alla figura paterna.

Dall’altro lato l’eloquio aristocratico di questo Altro dal Borges letterato si scopre surreale senza essere per nulla surrealista, commosso senza una vena di nostalgia o tristezza, un po’ goffo ma sempre ironico fino a scoprire una vena di comicità ed un imprevisto spirito da guascone, retorico ed intelligentissimo come il suo celebre doppio.

Il volume, intitolato “Cartografie di un destino. Interviste.” (116 pagine per 12 Euro) è quindi indispensabile e godibile per coloro che avendo frequentato i labirinti, gli specchi, la mercuriale simbologia di Borges, vogliono approfondirne il pensiero, ma è anche un perfetto prologo per chi desidera inoltrarsi in questi luoghi alchemici entrando a far parte di quella categoria che Borges ha indicato come “ la stretta cerchia degli amici invisibili”.



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